Caro Alessandro, e se mi tremano le gambe? La Cerimonia tra Paure e Emozioni Vere

Lettera immaginaria di una sposa, a pochi giorni dal sì.

C’è un misto di euforia e trepidazione nei giorni che precedono il matrimonio. L’agenda segna il countdown, ma il cuore batte un ritmo tutto suo. Come fotografo di matrimonio, ho imparato a riconoscere questa vibrazione unica in ogni sposa.

Qualche giorno fa, ho ricevuto una lettera che racchiudeva perfettamente questo stato d’animo. Una lettera intima, scritta di getto, che voglio condividere con voi.


La Voce di Isabella: Paure e Sogni a Pochi Giorni dal “Sì”

Caro Alessandro,

mancano pochi giorni. L’agenda dice tre. Il cuore non ne è così sicuro. Ti scrivo perché, anche se ci siamo già sentiti, c’è una parte di me che ha ancora bisogno di raccontarsi.

Mi chiamo Isabella, e tra poco sarò una sposa. Una frase che ancora mi suona strana, detta ad alta voce.

Ho sempre immaginato il momento in cui varcherò la porta della chiesa con il mio papà. Ma adesso che ci siamo davvero, cominciano le paure. E se mi tremano le gambe? E se l’emozione prende il sopravvento? E se non riesco a guardarlo negli occhi, con tutta quella gente attorno?

Non ho paura del matrimonio. Ho paura… della cerimonia. Di quel silenzio, di quel camminare lento, degli sguardi di tutti su di me. E, lo ammetto, anche dei fotografi. Non te la prendere!

Temo che mi si veda impacciata, che mi si colga nel momento sbagliato. Ho paura di non “uscire bene”, anche quando mi sento dentro mille cose belle.

Come si fa a vivere quel momento senza pensare alla macchina fotografica?


La Mia Risposta, con il Cuore: Proteggere la Vostra Emozione

Cara Isabella,

questa tua lettera potrei averla ricevuta mille volte, anche se spesso non mi viene scritta così apertamente. È la voce di tante spose, e ogni volta è diversa. Ma ogni volta vera. Ti rispondo qui, col cuore.

Durante la cerimonia nuziale, il mio compito non è solo “fare foto”. È proteggere l’emozione. Stare attento a ciò che accade… anche dietro le quinte. Mentre tu entri, magari c’è tua madre che trattiene una lacrima. Mentre dici “sì”, c’è una sorella che stringe forte la mano del tuo futuro marito. Tutto questo accade, ed è mio dovere raccontarlo per il vostro album di matrimonio.

Ma lo faccio con il massimo rispetto. In punta di piedi. Senza flash, senza mai intralciare il rito. Mi muovo piano, come se fossi invisibile. Perché quello è il vostro momento, non il mio.

In chiesa, ogni rumore si sente. Ogni passo, ogni clic. Per questo il mio approccio è silenzioso, quasi da spettatore. Utilizzo attrezzature che mi permettono la massima discrezione, e la mia esperienza di fotografo di sposi mi consente di anticipare i momenti senza dovermi posizionare in modo invadente. Lascio che l’atmosfera resti intatta, che le emozioni possano uscire senza sentirsi osservate.

E poi, fidati: quando ti vedrò camminare verso il tuo futuro, lo saprò. Capirò quando abbassare la macchina fotografica e solo guardare. E quando invece immortalare per sempre quello che neanche tu ti ricorderai di aver vissuto. La mia priorità è che voi viviate pienamente ogni istante.

Alla fine, non saranno solo le foto a parlare di quel momento. Sarà la sensazione che avrai avuto nel viverlo davvero. Con il cuore pieno, e le gambe — sì — forse un po’ tremanti. Ma avanti.

Ti aspetto, Isabella. Sarà bellissimo.

– Alessandro


Questo racconto, che spesso vive nelle conversazioni private, è fondamentale per rassicurare le mie spose e far capire come l’approccio del fotografo di matrimonio alla cerimonia sia cruciale per un ricordo autentico e rispettoso.

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